Inclusione: dalle agende all’agendo

Parlo nuovamente di inclusione per evidenziare grosse e gravi carenze soprattutto delle istituzioni che dovrebbero insegnare ai più giovani il vivere l’inclusione.

Non c’è preparazione. Nelle scuole i docenti si muovono goffamente a spiegare l’inclusione, l’agenda 2030, il futuro ai giovani senza avere alcuna preparazione per poterlo fare.

Si potrebbe contare sulla sensibilità dei singoli come ultima spiaggia ma è evidente che non è la strada giusta.

L’abbandono deli studenti italiani è a dir poco spaventoso. Lasciamo che migliaia di ragazzi lascino le scuole perché non ce la fanno. Scendere sotto il 10%, obiettivo che aveva posto l’Unione Europea, è ben lontano e si sfiora in alcune regioni di Italia il 20% di abbandoni. Solo 5 regioni scendono sotto il 10%. Siamo ancora al 13% medio livello Italia, e facciamo molto peggio di Francia e Spagna.

I disoccupati con licenza media sono il doppio dei disoccupati con licenza di istruzione superiore, in quadruplo di quelli con laurea.

E il pericolo maggiore è che questi ragazzi che abbandonano gli studi sono a forte rischio. Non c’è un sistema pronto ad accoglierli né con lavori dignitosi, né con altro.

Cosa facciamo? Continuiamo a registrare questi fenomeni oppure rinnoviamo la scuola, istruiamo i docenti, passiamo dalle numerose e straripanti agende dei convegni e dei programmi all’azione?

Un solo ragazzo che abbandona la scuola è un delitto per l’intera società!

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Narcotizzati ed imbambolati, purtroppo.

L’impressione che si viva narcotizzati e imbambolati da ed in un sistema dove il consumismo è la sola strada voluta è sempre più forte.

Sono dell’idea che sia semplice e dovrebbe essere stata immediata la decisione di interrompere gli acquisti di gas dalla Russia alla quale diamo più di un miliardo al giorno che viene usato in parte per l’acquisto di carrarmati, armi, spese militari e guerra. Le conseguenze? Sicuramente meno gravi di un solo bambino morto in guerra.

Altra evidenza di questo conflitto che scalfisce il mio stato di narcotizzato, è constatare quanto l’economia globale e di ciascun singolo stato dipenda dalle materie prime e da quanto più ciascuno stato, nazione, dittatore, sia capace di sfruttare le risorse della terra. Risorse che non sono infinite e che nell’ottica di voler garantire un futuro all’umanità dovremmo obbligare a preservare integralmente. E’ dall’elementari invece che mi raccontano quanto siano importanti le risorse naturali per le economie delle potenze del mondo, mai nessun insegnante mi ha evidenziato a sufficienza invece che sia uno scandalo lo sfruttamento di tali risorse. Non ho mai focalizzato autonomamente prima d’ora a sufficienza che invece tali risorse sarebbero da custodire da tali potenze non da sfruttare.

La stampa, il giornalismo non ci ha svegliato da questo torpore, anzi ci aiuta ad addormentarsi non raccontandoci le guerre del mondo, la fame, le morti e le sofferenze. O lo fa solo per ammonire del rischio ma non urla mai l’esigenza di cambiare velocemente il governo del mondo.

E’ anacronistico il sistema dei paese e delle nazioni. Solo un unico governo dell’intero pianeta potrebbe permettere di ridistribuire le ricchezze, di alleviare le sofferenze, di ridurre la fame. Agenda 2030. Bene, un primo passo che accomuna le coscienze del mondo. Non basta. occorre ridistribuire equamente le ricchezze, preservare le risorse naturali e le riserve, proteggere il pianeta da ogni azione che potrebbe portare a degrado.

Senza se e senza ma.

Sacchi di sabbia e cavalli di Frisia

Sacchi di sabbia e cavalli di Frisia
Fucili, bottiglie di vetro stracci e benzina
Mani nude e pianoforti, pianoforti e violini
Impasti di sangue dei morti in battaglia sangue e saliva
Più forti delle armi dei carrarmati e degli aerei da guerra
Più forti del rumore delle tue bombe del ferro delle tue armi
Sacchi di sabbia e cavalli di Frisia
Fucili, bottiglie di vetro stracci-a-tappo e benzina
Nomi scritti sui muri col sangue di ogni uomo che uccidi
Parole dolci parole d’amore più forti di ogni rumore della tua guerra
Più forti delle sirene che squarciano il silenzio la notte
Più forti anche della violenza delle parole delle tue bombe sulle nostre case
Faremo barriere coi corpi de nostri figli coi nostri corpi ancora vivi  
Con il coraggio delle nostre madri che non si inchinano al tuono dei tuoi cannoni
E saremo Padri che diventano soldati Stracci e lenzuola che diventano bandiera
Che nessuna quiete potrà far smettere di sventolare libera nell’aria
Più forti dei carrarmati e degli aerei della tua guerra
Più forti del rumore delle tue bombe lanciate da vigliacco sulle nostre case
Più forti delle sirene che squarciano il rumore della notte fino alla casa di Dio
Più forti di ogni altra violenze che saprai inventare
Perché è una guerra che hai iniziato ma hai già perso prima di iniziare
Vinta dal nostro coraggio dalla resistenza che nessun vigliacco potrà mai piegare.

Tre Donne per l’Ucraina

Nel precedente articolo ho parlato di due donne per l’Ucraina, una giornalista Ucraina ed una Russa; entrambe grande esempio di coraggio e forza. Nel mentre ho avuto modo di venire a conoscenza di un’altra donna speciale che mi ha meravigliato. Sì mi ha destato meraviglia e ammirazione.

Il vice premier ucraino. Iryna Vereshchuk una donna con coraggio, visione, immensa forza. Una mamma che si definisce mamma di tutti i bambini ucraini in questo momento e non solo del figlio diciassettenne che da tre giorni non riesce a sentire. Che cura i corridoi umanitari e per farlo dorme due ore a notte. Una donna che non ha bisogno delle quote rosa, come le due giornaliste. Tre donne che rispetto a tanti uomini sono dei giganti di umanità, intelligenza, coraggio, determinazione.

Daria Kaleniuk ucraina e la giornalista russa Marina Ovcyannikova le altre due donne che ancora una volta mi piace ricordare .

Donne per l’Ucraina

Ho parlato già del coraggio della giornalista ucraina Daria Kaleniuk ed oggi aggiungo quello della giornalista russa Marina Ovcyannikova. Dimostrazioni di coraggio ed integrità. Esempio di un giornalismo coraggioso, onesto, che trasporta e porta la verità. Un giornalismo che manca. Il coraggio di urlare la verità senza veli e senza ma anche in una situazione estremamente scomoda.

Ed a queste due donne che ammiro, affianco le centinaia di nomi delle donne ucraine delle quali i volti semplici e pieni di umanità vediamo nei telegiornali di questi giorni. Dignità, coraggio, determinazione, umanità, sensibilità come anche paura e dolore.

Donne per l’Ucraina, ingiustamente straziata da un’azione scellerata ed alla quale purtroppo non si riesce a mettere un freno. Le azioni delle due giornaliste più forti di molte altre azioni. Sono convinto che si dovrebbe fare di più. Non centellinare le azioni ragionandole e misurandole; “questa sanzione sì questa in parte e questa no, questa entro il”.

Dovremmo attivare le sanzioni subito, con lo stesso coraggio e lo stesso istinto di Daria Kaleniuk e Marina Ovcyannikova: senza troppi calcoli, solo perché si riconosce che è giusto farlo nel tentativo di ripristinare la verità ed in un solo colpo tutti i valori per i quali val la pena vivere, isolare la follia omicida di un dittatore scellerato e riaccendere un lume di speranza.

Senza anima

Non è possibile che tu abbia un’anima,
non riusciresti a pensare di sganciare bombe su un ospedale pediatrico.
Non è possibile che tu abbia un’anima,
non riusciresti a pensare di sganciare bombe su due ragazzi che si amano.
Non è possibile che tu abbia un’anima,
non riusciresti a pensare di sganciare bombe su un vecchio che chiede solo di poter passare in pace gli ultimi giorni della sua esistenza; anche quei pochi giorni ti interessano e ti porti via.
Non è possibile che tu abbia un’anima,
non riusciresti a pensare di sganciare bombe su un’intera popolazione inerme che appartiene all’umanità.
Non è possibile che tu abbia un’anima,
non riusciresti a dormire dopo tutto il dolore che stai provocando e dovresti morire avvolto nella tua follia.
Non è possibile che tu abbia un’anima,
non riusciresti a pensare di sganciare una bomba sui miei fratelli che nulla chiedevano se non semplicemente di vivere.
Eppure tu riesci a fare tutto ciò, come una bestia feroce che dilania la sua preda.
Ma quella è una bestia tu dovresti essere un uomo.
Non è possibile che tu sia un uomo e neanche che tu sia una bestia.
Non è possibile che tu sia.
Il loro coraggio, le note della loro musica, le loro ragioni, le loro debolezze, le loro umanità
ti seppelliscono e non occorre sapere cosa tu sia o non sia.
E’ solo importante che tu sia seppellito e che tu rimanga solo
per sempre senza alcuna possibilità di redenzione.

Non è abbastanza: Daria Kaleniuk

Daria Kaleniuk, una giornalista a me sconosciuta fino ad oggi, nel suo intervento nel corso di una conferenza stampa, evidenzia al premier Boris Johnson, in visita in Polonia, l’insufficienza, quasi la vacuità delle iniziative della Nato.

Allo stesso Boris Johnson fa notare, se ce ne fosse bisogno, che lui non si trova a Kiev ma in Polonia, perché ha paura, come tutti noi del resto, di recarsi nell’area in cui la guerra è in corso.

Mi ha commosso il suo intervento chiaro, lucido, semplice, non replicabile. Mi ha confermato i dubbi che in questi giorni ho. Non si sta facendo abbastanza.

La giornalista ha chiesto di introdurre una ‘no-fly zone’ sull’Ucraina e ha accusato la Nato di non offrire sostanziale sostegno alla popolazione ucraina.

La giornalista accusa che la Nato non difende l’Ucraina perché teme la terza guerra mondiale. Non è un’accusa, è la verità.

Ma ci sono i bambini ucraini, bambini di tutti noi, che stanno morendo sotto i bombardamenti. Bambini che avevano sogni veri, non quelli di noi adulti, e questi sogni vengono spezzati da una mano omicida.

No è già sufficiente vedere dei bambini, delle donne, dei vecchi, morire per mano omicida, per decidere di contrastare attivamente chi sgancia le bombe? La paura ci blocca e blocca la giustizia e la verità. In nome della nostra vita e della nostra tranquillità siamo abituati a girarci dall’altra parte. Lo facciamo tutti i giorni con i bambini che muoiono di fame.

Il popolo ucraino ci sta insegnando cosa voglia dire non avere paura, lottare per la libertà. Non importa quali siano le conseguenze immediate ma scelti e fatti propri dei valori si devono difendere per l’umanità presente e futura.

Stop alla guerra

La storia improvvisamente ha dovuto registrare una data che ha sconvolto ogni equilibrio. Pochi giorni fa eravamo diversi. Pensavamo in maniera diversa. Sognavamo di uscire da un incubo, quello della pandemia, ed invece siamo entrati in un incubo ancora più grande, quello della guerra.

Ultime generazioni

Alzando un po’ il punto di osservazione e guardando dall’alto sulla storia dell’umanità ed osservando, per quanto poco sono capace, dall’alto, scopro all’improvviso che le ultime nostre generazioni a partire dalla rivoluzione industriale sono quelle che più danni hanno fatto alla nostra terra. Proprio le generazioni del progresso hanno sfruttato risorse e riserve naturali, inquinato mari e fiumi, riempito di plastica il pianeta, deforestato in varie parti del mondo, aumentato in maniera sostanziale la disparità tra ricchezze e povertà.

E tutto in un silenzio assordante che solo pochi hanno provato a sconfiggere con urla e proteste. Ne abbiamo parlato, è vero, ne abbiamo scritto, e qualcuno ha anche fondato partiti a favore dell’ambiente ma poco si è fatto. Basta considerare il fatto che ancora oggi ettari di foreste vengono tagliati, che la plastica solo da pochissimo si è iniziato a ridurla e non dappertutto. Pensate alle capsule del caffè. Da vietare fin dalla loro nascita.

Come ho fatto io per anni, in molti abbiamo osservato da lontano le ciminiere delle fabbriche che utilizzvano carbone sbuffare i fumi verso l’alto, abbiamo bevuto e beviamo acqua da bottigliette di plastica, usato le buste inquinanti per fare la spesa, guidato macchine da 8 chilometri al litro, lasciato luci accese, e tante altre cose. Sono riuscite, le ultime generazioni, a bucare l’ozono e aumentare i gas serra, a fare aumentare la temperatura del pianeta e a sciogliere i ghiacciai. Ma come è possibile che non si sia potuto evitare tutto ciò? Ora, con le mani piene di marmellata, ci accorgiamo che abbiamo sporcato i vestiti e scriviamo l’agenda 2030. E molti obiettivi di quell’agenda non saranno colti.

Le nostre ultime generazioni hanno impattato sull’equilibrio dell’ecosistema molto di più di quanto in migliaia di anno chi ci ha preceduto, sebbene non per scelta né per lungimiranza, ha fatto.

E continuiamo ancora a voler insegnare ai giovani la strada da percorrere. Dovremmo solo evidenziare loro i danni che abbiamo provocata, metterci in un angolo e far solo sì che non ripetano i nostri errori.

Siamo arrivati ad un punto di non ritorno.

Inclusione: che non resti uno slogan!

Ho imparato quale sia l’importanza dell’inclusione in età adulta. Ho compreso quanto sia importante ed indispensabile entrando in contatto con la scuola. Ma spesso mi sembra resti uno slogan e non sia un comportamento effettivo. Che tutti nei propri ruoli imparino il diritto di chi è più debole di avere sotto i piedi uno sgabello che li elevi alla stessa altezza degli altri.

È un dovere soprattutto di chi ha un ruolo di insegnante esercitare attivamente e quotidianamente ogni comportamento che agevoli l’inclusione.

Le scuole selettive hanno un atteggiamento antico e superato. Causano l’allontanamento di tanti studenti dalle classi. Insegnano a chi ha più capacità che è giusto lasciare indietro chi ne ha meno.

Inclusione significa dare a tutti la possibilità di crescita umana: inclusione è un dovere per garantire la migliore società possibile.