Equilibrio

È una vita intera che mi dicono che l’equilibrio è importante. Da quando provai per la prima volta ad andare in bicicletta. Ma quell’equilibrio era banalmente raggiungibile con un po’ di esercizio ed il più delle volte, perdere l’equilibrio, significava solo qualche sbucciatura sulle ginocchia. Ho capito solo più tardi che lo stare in equilibrio sulla bici sarebbe stato l’esercizio più facile della mia vita con riferimento, appunto, all’equilibrio.

Non ci volle molto a capire alla prima delusione d’amore che bastava poco per perdere l’equilibrio. Altro che il vento da contrastare per mantenere l’equilibrio in bicicletta. E la delusione del primo amore rappresentò un momento estremamente critico. Lo ritrovai l’equilibrio ma impiegai qualche mese per riuscirci, dopo che lei si era sposata con un altro.

A quindici anni fui costretto controvoglia a trasferirmi e cambiare città, amici, ambiente, lingua, dialetto, clima, strade, abitudini. E fu un’altra prova importante. Ritrovare il mio equilibrio non fu quella volta questione di istanti o di giorni o mesi ma ci vollero almeno due anni.

Trovai così il mio equilibrio quando mi trasferii per lavoro in Brasile. Un po’ l’esercizio di ricostruire un nuovo equilibrio l’avevo imparato. Ma non fu facile.

Poi fui licenziato e mi sentii davvero perso. Sparita ogni certezza, ogni prospettiva, ogni proiezione. E di nuovo vacillai, tanto da temere di non riuscire a restare in equilibrio.

Fu in quel momento che capii che l’equilibrio lo dovevo costruire dentro di me e rendermi quanto più possibile sostanzialmente imperturbabile da ogni evento esterno.

Nessuna cunetta, nessuna buca, nessuna ventata, nessun trasferimento, nessun abbandono da allora mi fece vacillare; non ebbi più paura di perdere l’equilibrio per accidenti esterni perché il mio equilibrio da quel momento si ancoro’ a ciò che erano i miei pensieri, le mie passioni, il mio credo.

E fu da allora che non caddi più dalla bicicletta.

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